La casa che c'è in NOI

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Tratto da articolo pubblicato il 08.11.2009 su RIMINI DONNA, RD Editore da Rimini Comunicazione srl

scritto dal Dr.Andrea Ronconi Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo a Rimini "La casa che c'è in noi"

 La casa non è solo il luogo in cui passiamo la maggior parte del tempo della nostra esistenza.


A casa vengono messi in atto i comportamenti che per motivi legati a regole sociali, codice civile, morale condivisa e riservatezza personale tendono a essere inibiti e controllati dalla censura del buon senso e della nostra consapevolezza.


In casa possiamo viverci liberamente, lasciarci andare alle emozioni e agli stati d’animo più forti, dalle valenze più contrastanti e variamente profonde.


Dietro le mura di ogni abitazione si possono nascondere la messa in atto di segreti personali, di coppia e famigliari che possono dissonare con il giudizio costruito sull’apparenza sociale e sulla parzialità del primo acchito.


Entrando in casa di una persona è possibile capire (o quantomeno ipotizzare) diversi aspetti relativi alle sua storia personale e alle sue abitudini, preferenze, gusti e relazioni affettive.


Non è mai un caso che in un ambiente venga posizionato proprio in quel modo quel certo mobile, oppure che sia stato scelto un colore per le tende o per la cucina piuttosto che un altro e così via. La tipologia e il posizionamento degli oggetti presenti nelle diverse stanze di un’abitazione sono, in maniera diversa e per motivazioni differenti, legati alla storia identitaria e relazionale di chi la vive.


La pensabilità e l’implementazione di un progetto abitativo così come l’arredamento vengono condizionate decisamente dal fattore umano.


Qualsiasi professionista chiamato a progettare e realizzare uno spazio abitativo e arredarne i luoghi che lo formano, considera attentamente i bisogni e le aspettative del cliente per rispondere al meglio alle sue richieste.


Non soltanto è importante capire chi andrà ad abitare e dove, ma anche con chi, perché nella progettazione di una casa è fondamentale pensare anche al contesto relazionale nel quale si andrà a dispiegare la vita quotidiana delle persone.


Una buona comunicazione fra architetto e/o arredatore e chi abiterà la casa permetterà la giusta comprensione e quindi la realizzazione concreta dei desideri e delle esigenze abitative. Per comunicare con chiarezza la nostra “idea di casa” è necessario sapersi guardare dentro e riflettere sulla “casa che c’è in noi”, cogliere per esempio le immagini che ci fanno stare bene e ci evocano stati d’animo positivi e costruttivi come la felicità, il senso di protezione e sicurezza, la serenità, ecc.


Una certa disposizione di oggetti e mobili all’interno di uno spazio abitato può essere percepito emotivamente coinvolgente da una persona mentre per un'altra potrebbe non suscitare alcuna reazione particolare, o addirittura determinare emozioni negative.


La creazione di un progetto abitativo passa attraverso “allineamenti e discontinuità” fra il nostro modo di essere, di pensare e di vivere nel mondo e la realizzazione di spazi che possano in qualche modo rappresentarci, simboleggiare la nostra identità e modo di essere.


La qualità e il benessere della vita quotidiana dipendono anche dal tipo di rapporto che abbiamo con gli ambienti che occupiamo regolarmente. Lo spazio abitativo è condizionato da chi lo costruisce e da chi, naturalmente, lo vive.


Come psicologo ho potuto verificare non solo come le componenti d’arredo all’interno di uno spazio riflettano alcune caratteristiche peculiari della personalità di chi lo abita, ma soprattutto quanto gli stati d’animo e l’umore percepiti nell’arco di una o più giornate possano condizionare i tempi e i modi di frequentazione di una stanza/zona della casa piuttosto che di un'altra.


Anche le diverse fasi dell’esistenza possono riflettere la specificità dei bisogni di una persona a stanziare in uno spazio abitativo piuttosto che in un altro. Solo per fare un esempio, una ragazza o un ragazzo adolescenti tenderebbero a rimanere “chiusi” nella propria camera da letto potendo “isolarsi” dalla presenza dei genitori, marcando fisicamente i confini degli spazi di vita e della propria identità ancora in formazione.


La riservatezza è un atteggiamento strettamente correlato (ma non solo) al grado di estroversione o introversione di una persona. Le persone molto estroverse tendono ad aprire le porte della propria abitazione agli ospiti con più facilità delle persone tendenzialmente schive e introverse.


Ma non è opportuno, anche in questo caso, fare delle generalizzazioni poiché gli atteggiamenti sono determinati da una complessità di fattori e contingenze legate alla specifica situazione di ciascun individuo.