Senza figli (non per scelta)

Tratto da articolo pubblicato il 08.05.2012 su RIMINI DONNA, RD Editore da Rimini Comunicazione srl

scritto dal Dr.Andrea Ronconi Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo a Rimini "Senza figli non per scelta"

Le persone che non riescono ad avere dei figli vanno incontro a disagi emotivi la cui intensità dipende da una moltitudine di fattori e situazioni di natura individuale, relazionale e sociale.


Le difficoltà procreative si palesano dal momento in cui i partner, in comune accordo e nella speranza di divenire genitori, mettono in atto comportamenti amorosi diversi dalle loro precedenti abitudini sessuali.

La decisione d’interrompere l’uso dei contraccettivi può segnare l’inizio consapevole e condiviso di una nuova fase maturativa della coppia. Questo passaggio è solitamente preceduto da un confronto reciproco sulle proprie capacità individuali e di coppia, nel poter far fronte, emotivamente ed economicamente, al cambiamento legato al desiderio che un figlio possa essere messo al mondo.


Alcune coppie dopo 12-18 mesi di ricerca i figli si affidano a Team di medici e professionisti altamente specializzati, per capire gli ostacoli alla loro capacità riproduttiva e ricevere consigli su come fare, nella prospettiva di diventare genitori.


Spesso la coppia che riceve la diagnosi di infertilità capisce che il problema non può essere risolto subito perché i tentativi implicano diverse tappe diagnostiche ed, eventualmente, di trattamento che non garantiscono neppure una gravidanza.


Al momento della comunicazione della diagnosi di infertilità si può verificare una sequenza emotiva caratterizzata all'inizio da sorpresa, poi da negazione, rabbia, isolamento, vergogna e colpa, poi può presentarsi la rassegnazione. Altre volte il tentativo di ripristinare la funzione procreativa ad oltranza, con qualsiasi mezzo disponibile, prende il sopravvento al sentimento di rassegnazione.

La maggior parte delle coppie sembrano reagire rinforzando il legame affettivo che li unisce, attivandoli nella prospettiva di superare, insieme, il disagio indotto dalla presa di coscienza della loro difficoltà procreativa. In un limitato numero di coppie, il cui legame affettivo sembra essere caratterizzato da una certa instabilità, potrebbe aumentare l'espressione di conflitti relazionali prima "ignorati" o in qualche modo contenuti.


Per le donne, manifestare difficoltà procreative, significa sentirsi deprezzate ed escluse dal mondo fertile. I sentimenti associati all’infertilità certe volte fanno sì che la donna finisca con l'isolarsi dai rapporti sociali.


Quando sempre più amiche mettono al mondo un figlio, queste donne trovano conferma della loro convinzione. Molte delle donne detestano che si facciano domande sui progetti di mettere su famiglia. Alcune mentono, affermando di aver scelto di non aver avuto figli. Altre si giustificano dicendo di non essere ancora pronte, per ragioni economiche o di lavoro. Esse considerano come una specie di offesa vedere che altre donne riescono ad avere figli con grande facilità. I commenti fatti dagli estranei, di solito per distrazione, possono essere molto dolorosi, perché minimizzano la gravità della situazione.


A volte questo dolore si può trasformare in rabbia. Certe donne non sanno che emozioni "fastidiose" come la rabbia, invidia, l'imbarazzo, la vergogna, i sensi di colpa, ecc., sono una componente assolutamente normale delle difficoltà procreative. Le donne non devono soltanto affrontare gli estranei ma anche i loro stessi sentimenti: la loro autostima e l’umore ne potrebbero risentire. Chi ha avuto difficoltà procreative, poi risolte con successo, può essere convinta di rappresentare una speranza per le amiche che sono ancora senza figli, tuttavia si può rompere la solidarietà di un tempo: la donna rimasta incinta può essere esclusa dal gruppo a cui prima aveva fatto parte.


Queste donne sono chiamate a decidere se rinunciare ad essere madri, affidarsi a Centri di procreazione medicalmente assistita o iniziare un percorso per l’adozione.

Decisione delicatissima e profonda intrisa di significati di natura psicologica, etica e culturale da realizzarsi in coppia con la partecipazione attiva da parte del compagno.