Vaginismo "secondario"

Tratto da articolo pubblicato il 14.06.2010 su SLIDE ITALIA, Edizioni Are Srl - Rovereta, Repubblica di San Marino,

scritto dal Dr.Andrea Ronconi Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo a Rimini " Vaginismo secondario ."


Caro Dottore ho 31 anni sono imprenditrice a Milano Marittima, sposata da 3 anni con un marito che è dolcissimo e non mi fa mancare niente, purtroppo però non riesco a fare l’amore. Al momento che ci proviamo, io mi irrigidisco e lo respingo perché temo che mi faccia male. La ginecologa non è riuscita a farmi la visita integrale perché respingevo anche lei ed evitavo che mi mettesse lo speculum. Mi ha detto che secondo lei non ho niente di organico e che è solo una cosa di testa suggerendomi di rivolgermi a uno psicosessuologo. Ma se non ho niente perché faccio cosi? Cosa potrei avere? Cosa potrei fare?

RISPOSTA : Gent.ma Signora, dalla sua domanda si evince che pur desiderando fare l’amore con suo marito, è consapevole di non poterci riuscire per la paura che prova e per il dolore che potrebbe conseguire a un tentativo più deciso di accogliere dentro di se il pene di lui. Non si colpevolizzi per questo, nonostante il disagio emotivo, inizialmente solo suo, giorno dopo giorno abbia coinvolto negativamente la vita di coppia.


Anche suo marito dovrebbe comprendere che lei non lo fa apposta a serrare le gambe e respingerlo. L’esperienza del dolore è reale quando ci sono stati tentativi di risoluzione, nonostante la ginecologa le abbia detto che è “solo” una cosa di testa. Il fatto che il medico non abbia riscontrato un disturbo o una malattia biologicamente determinata non significa che non abbia niente, sottolinea invece che il suo disturbo possa avere delle cause emotive e relazionali. Premesso che sarebbe opportuno incontrarci in ambulatorio per approfondire professionalmente il discorso e valutare insieme e meglio la sua/vostra situazione sia sul piano sessuologico che psicologico e relazionale, ipotizzo la presenza di un Vaginismo. Sinteticamente, la sintomatologia di questo disturbo sessuale viene descritta dai manuali diagnostici come “contrazione

(= chiusura) spastica (= involontaria) dell’introito vaginale” che di fatto impedisce ogni tentativo di penetrazione. Per questo motivo il suo vaginismo potrebbe impedirle di introdurre in vagina anche un assorbente interno o addirittura la parte iniziale del dito della sua mano.


La paura e l’ansia sono tanto forti da determinare comportamenti di evitamento che possono cronicizzarsi, se non trattati. Inoltre, nel tempo questi sintomi possono generalizzarsi e condizionare altri atteggiamenti non propriamente sessuali vivendo, con un certo grado di disagio, anche quei gesti più semplici dell’intimità e comunicazione affettiva: baci, carezze e coccole.


Cosa fare? Il primo passo concreto e opportuno l’ha già fatto: rivolgersi alla sua ginecologa di fiducia per escludere la causa organica o medica. Il secondo passo è quello di rivolgersi, con suo marito, a uno psicosessuologo per valutare insieme, dopo una breve fase di approfondimento diagnostico, l’opportunità di intraprendere un percorso finalizzato alla soluzione del vostro problema. Potete scegliere se rivolgervi al Servizio Pubblico oppure affidarvi a liberi professionisti. Al di là del contesto in cui incontrare il professionista, se pubblico o privato, potenzialmente avreste maggiori garanzie se lo psicosessuologo fosse anche specializzato in psicoterapia della coppia.
La terapia specifica per il Vaginismo consiste (semplificando molto) in diversi passaggi che coinvolgono entrambi i partner.Per lei, dopo un periodo di acquisizione delle nozioni base sugli aspetti anatomo-fisiologici e psicologici della sessualità femminile, è necessario imparare ad affrontare la paura apprendendo strategie di rilassamento e gestione dell’ansia.


Dopodiché potrà permettersi di esporsi gradualmente a situazioni da sempre temute, facendo esperienze guidate e monitorate, iniziando da quelle più facili.
La durata del trattamento è variabile e dipende da diversi fattori. Ciò premesso, in presenza di una buona motivazione e di una coppia ben funzionante, il completo e piacevole accoglimento da parte della donna del pene del partner è un obiettivo della terapia comportamentale che può essere raggiunto entro un periodo di tempo compreso fra 3 e 6 mesi, con un percorso cadenzato da una seduta alla settimana. Alla coppia, fra una seduta e l’altra, il professionista prescriverà non dei farmaci ma una serie di comportamenti, compiti, consigli e suggerimenti per stimolare l’apprendimento delle nuove abitudini che aiuteranno i partner a superare l’attuale problema. Alla fine del trattamento del vaginismo il piacere della coppia tornerà centrale spiazzando gradualmente, le paure, i disagi e il dolore. Per il buon successo della terapia il coinvolgimento del marito, ad un certo momento del percorso psicoterapeutico, è di fondamentale importanza perché si è in due a fare l’amore.

 

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